Le sue parole visionarie

Caro Orazio, in questi giorni sei nei miei pensieri.

Non mi soffermo sulle reazioni emotive e sulle sintonie di dolore e dei valori che hai voluto difendere. Colgo un aspetto che mi ha accompagnato nella lettura del tuo scritto. Colgo un elemento di fondo che tu hai voluto potentemente porre: tua madre.

Me lo avevi detto… ti accorgerai dell’importanza di mia madre. E l’ho colta. Porre le sue poesie in esergo ai diversi capitoli l’ho colto come una scelta mitobiografica. Mi sembra che la sua presenza, le sue parole visionarie ti abbiano offerto la possibilità di rincorrere e di affermare, a dispetto della ottusità del sistema, la tua libertà e il tuo diritto di dissentire.

La Madre. Come non riconoscere le tracce del mito in questa figura? Lei ti ha generato fisicamente una volta, e la sua poesia per te ti ha generato alla trascendenza. Ti ha generato all’oltre della vita banale e ingessata.

Attingo alle parole bibliche a me care, per applicare a questa situazione quanto il salmista dice al suo Dio: «se anche attraversassi una valle oscura, io non avrò paura perché tu sei con me» (Ps 22). Mi torna l’eco anche delle parole di Winnicott: «Si può essere soli, solo alla presenza di qualcuno».

La tua biografia narra in filigrana questa ‘presenza’ del ‘femminile’, non di tua madre soltanto, ma anche, infine, di Maria. L’animo imprescrittibile che sei stato e sei, nella sua ultimativa solitudine, è stato possibile grazie alla presenza dell’altro da te. Grazie del tuo dono.

Savino Calabrese (analista filosofo, percorsi di ricerca e approfondimento esistenziale orientati mitobiograficamente)

Catalogo Edizioni Sensibili alle foglie

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