Il romanzo della vita passata

La scrittura di Vincenzo Rabito ci fa riflettere sulla trasformazione del genere autobiografico nella nostra contemporaneità. Terra matta di Sicilia e Il romanzo di una vita passata, rappresentano una straordinaria sintesi fra molteplici dimensioni. Dalla scrittura memoriale autobiografica, la storia sociale scritta dal basso che ci confronta con la storia scritta dalle élite dominanti, alla scrittura di una nuova lingua, il rabitese, una messa in forma di quell’oralità caratteristica di alcuni ceti sociali, analoga all’espressione orale che caratterizza i cantastorie.

Un elemento fondamentale che ci permette di fare questa considerazione, è stato messo in evidenza da Giovanni Rabito, nella sua prefazione al secondo memoriale di suo padre che ha lui stesso rivisto e adattato per la pubblicazione. I due diversi incipit della prima e della seconda stesura dell’autobiografia di Vincenzo Rabito, ci permettono di percepire uno stato d’animo diverso nell’esperienza della scrittura. «Questa è la bella vita che ho fatto il sotto scritto Rabito Vincenzo, nato…» (Terra matta). «Questo il romanzo della vita passata di questo inafabeto del povero Rabito Vincenzo, che era nato…» (Il romanzo di una vita passata).

L’immagine rivelatrice che Giovanni Rabito ha condiviso in alcune interviste, il corpo a corpo del padre con la sua scrittura, il corpo a corpo con la Olivetti lettera 32, nell’impegno quotidiano con la sua macchina da scrivere, ci affida tutte le fatiche e le gioie di un’attività eccezionale. Una laboriosità vissuta in solitudine, accompagnata da una perseveranza indomabile, portata avanti con fervore e vivacità. Un corpo a corpo con la scrittura dove la vita raccontata in un libro di memorie diventa un romanzo della vita.

Il patto autobiografico che caratterizza solitamente il genere autobiografico, quando l’autore scrive in prima persona e testimonia al lettore la veridicità di ciò che racconta, viene trasformato con il ricorso alla terza persona. L’autore che scrive la sua storia di vita riesce così a prendere le distanze dal testo, a guardare dall’esterno le vicende che racconta diventando voce narrante che dà vita e forma scritta al corpo sensibile di Vincenzo Rabito.

Il romanzo della vita passata avverte l’esigenza, rispetto alla prima stesura di Terra matta, di sperimentare l’esperienza del principio creativo della fabulazione. L’io narrante che arrivato a un certo punto del suo itinerario di vita decide di scrivere i suoi ricordi, emerge come corpo autobiografico, un io narrato, l’eroe Vincenzo Rabito immerso nelle sue avventure. Nel corpo a corpo con la scrittura la fabulazione invita a colmare una distanza e un vuoto presenti nella condizione economica e storica, sociale ed esistenziale vissuta, diventando occasione di rivalsa nei confronti della vita stessa.

In questo movimento della scrittura, a volte fedele, a volte infedele al proprio vissuto e a una realtà che non può essere modificata, si insinua un principio di libertà. Il romanzo della vita passata rappresenta, anticipandola, l’esperienza di quel principio creativo della fabulazione che trasforma nel mondo contemporaneo il genere autobiografico. Un’esperienza che non è riservata a pochi eletti che scrivono seguendo norme linguistiche e regole letterarie. Un’esperienza nella quale risiede la nostra comune capacità d’immaginare e raccontare il nostro vissuto, per riconoscere e risignificare il mondo nel quale viviamo, il mondo che ci viene incontro.

Prendendosi la libertà di riscrivere nuovamente la sua storia di vita, il suo rapporto al mondo, Vincenzo Rabito ci ha mostrato la ricerca di una nuova forma narrativa che oggi definisce il tema attuale e complesso dell’esperienza contemporanea della scrittura autobiografica. La sua ricerca anticipa la fabulazione del romanzo di una vita articolando la composizione di una nuova forma narrativa con una tensione etica, esplicitata nel confronto individuale e collettivo con valori benefici o nocivi alla nostra umanità. Questa sua cerca manifesta e precorre inoltre un bisogno epocale, creare nuovi ponti con gli altri, in un tentativo fiducioso che rende la scrittura un tramite fra sé stessi, gli altri e il mondo. Lo scrivere per sé stessi si converte in uno scrivere per gli altri, creando un ponte con possibili lettori per avvicinarli maggiormente all’anima della propria storia di vita, la storia narrata dal corpo autobiografico di Vincenzo Rabito per riconoscerne e riconoscersi al tempo stesso nel suo agire e nei suoi valori.

Orazio Maria Valastro

Eccezionale incontro con Giovanni Rabito.
Grande interpretazione ispirata la lettura di Graziana Maniscalco, attimi d’intensa creatività e intimità. Gli interventi che si sono susseguiti renderanno unica l’esperienza della lettura del secondo libro autobiografico di Vincenzo Rabito. Ne hanno discusso lungamente insieme a Giovanni Rabito, curatore del testo, Daniele Scalia, Nino Romeo e Orazio Maria Valastro.

Prima presentazione nazionale
Il romanzo della vita passata di Vincenzo Rabito
Testo rivisto e adattato da Giovanni Rabito, edito da Einaudi
Giovedì 29 Settembre 2022
Centro Teatrale Fabbricateatro
Sala Giuseppe Di Martino Via Caronda 82-84 Catania
Foto: Maria Crivelli (29/09/2022)

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