Vocazioni spirituali dell’incontro nel corpo autobiografico

Nel mondo cerco il volto della poesia (Maria Gemma Bonanno).

Il corpo autobiografico è l’opera contemporanea incompiuta di un’umanità, contraddittoria e incoerente, che si confronta con il suo più grande fallimento: non aver superato e non essere stata in grado di rinunciare all’autocentratura egoica, instillata culturalmente e ispirata ai modelli eroici del sacrificio e della redenzione. Nelle condizioni storiche che hanno generato l’indipendenza degli individui da un sentimento collettivo di appartenenza, subordinato tuttavia alla privazione e alla maggiore o minore distanza sociale da tutto ciò che occorre per sostenere una piena realizzazione della persona, è stato l’appello all’ascolto della profondità dell’anima a esortare al rinnovamento per reinventare l’esperienza individuale e rinascere in forma nuova. Qui invece assistiamo alla creazione estetica di molteplici rinascite informi, in forme mai del tutto concluse o faticosamente abbozzate, conversioni amorfe che interpellano la profondità della vita individuale e collettiva esplorata nei processi psichici e nel linguaggio umano. L’osservazione mitanalitica del corpo autobiografico, al quale la scrittura cerca di dare una forma, sollecita la comprensione dell’informe che lo rappresenta nella sua pura mutabilità, intento a scindere e integrare ferite irrisolte e rimarginate con le gioie della vita e la serenità della bellezza estetica.

Le trasformazioni sensibili del corpo autobiografico collocano una presenza poetica al centro della trama che traccia un percorso nel raccontare e un’esperienza di scrittura tesa a decifrare l’essere in vita e il considerare l’esistenza, una presenza che va incontro all’inatteso che sorprende e alla fugace alterazione dell’umano sentire. In un tempo e uno spazio propizio, quello della scrittura, avanza la presenza del mondo nonostante sia distante ed estraneo al mondo interiore e dall’altro da sé, dove i sentimenti e gli eventi vissuti sono rinnovati e trasfigurati. Tramutare la vita in un’opera d’arte, un’epifania significativa per l’esistenza di ciascuno, sospende la coscienza intenzionale nella possibilità di un’esperienza di autoformazione, principio di un processo di autoriflessione sensibile che implica una co-emergenza di sé al mondo. Meditando e riconsiderando la vita al di fuori dell’esistenza e della coscienza ordinaria dello spazio e del tempo vissuti, avviene qualcosa di straordinario: l’intuizione di una nuova presenza a sé stessi e al mondo che permette implicazione e trasformazione. L’essenza degli scrittori autobiografi non si rivela, quindi, necessariamente nella transizione fra la vita e la storia, al pari dell’eroe della modernità o degli eroi omerici, quando si lasciano dietro di loro vicissitudini e accadimenti, o quando la vita li abbandona, e la loro identità si compie pienamente nella storia di vita narrata e tramandata. Osserviamo piuttosto la difficoltà di attribuire una forma definita all’esperienza individuale che rende problematica e incerta la peculiarità conferita alla scrittura autobiografica, quella di riproporre o reinventare con uno spirito nuovo il vissuto personale e collettivo, e rispetto alla quale subentra come principio unificante il reincantare in forme diverse la vita, esplorando valori collettivi benefici o nocivi alla nostra umanità.

Considerare le scritture autobiografiche degli autori di oggi alla stregua di quanto sopra esposto, degli esercizi d’inserzione instabile nell’esistenza quotidiana e collettiva che risvegliano un sentire e un pensare differente, ci avvicina all’esperienza di una poetica contemporanea del dissenso non più fedele a un’identità personale come a un dover essere nella propria storia di vita, una poetica necessariamente infedele rispetto a ciò che abbiamo vissuto o abbiamo desiderato di vivere. Siamo compartecipi di un’identità narrativa che emerge in quanto narrazione attraverso la scrittura, nel difficile tentativo di cercare soluzioni vitali alternative alla comprensione precosciente e precognitiva di posture mitiche nei confronti dell’esistenza, configurando il racconto di sé stessi come un corpo autobiografico in-forme che organizzano la fabulazione del nostro rapporto al mondo. Fabulazione che tenta di colmare una distanza e un vuoto insita nella condizione delle donne e degli uomini della modernità avanzata, rivelando un’umanità in bilico tra prossimità e distanza, tra cultura materiale e spirituale.

La scrittura autobiografica rappresenta, in questo senso, un nodo problematico rilevante che riposa sulla distinzione tra soggettività in cerca di verità e di certezze, di conferme della propria identità e del proprio potere per resistere alla precarietà e alla fragilità sociale, e soggettività in tensione tra valori individuali e collettivi, in cerca di scelte benefiche e portatrici di speranza per la nostra umanità comune. Queste donne e questi uomini, andando incontro alle loro emozioni, sperimentando il pensare l’altro come differente da sé e al tempo stesso come un altro sé stesso, riconoscono nel loro immaginario autobiografico la possibilità di concepirsi come esseri umani connessi ad altri esseri umani e responsabili nei loro confronti. Ed è questo in fondo che ci autorizza ad annunciare che l’amore esiste, che il potere dell’amore si prende cura di un corpo autobiografico diviso tra l’ego e il mondo che soffre, tra la nostra incoscienza di vivere un’esistenza corporale sottomessa al potere della società e la possibilità di ascoltare il desiderio di sé e dell’altro. Sul filo della scrittura noi moduliamo il nostro essere al mondo come un oscillamento mutevole tra individualità e universalità sensibile, tra il bisogno di un amore egoista che mira alla realizzazione di sé e il desiderio di un amore che genera legami e riconoscenza reciproca. L’immaginario autobiografico può in definitiva essere inteso come quel possibile slancio della coscienza ordinaria verso una creazione estetica in quanto processo dinamico, ricomposizione della continuità e della discontinuità della vita nelle molteplici forme attraverso le quali si manifestano le contraddizioni dell’esistenza, costruendo nuove ipotesi sulla vita.

Le eredità poetiche di Thrinakìa
Presentazione del libro Poetiche contemporanee del dissenso: immaginari del corpo autobiografico

L’autore: Orazio Maria Valastro, sociologo, presidente Premio internazionale Thrinakìa di scritture autobiografiche, biografiche e poetiche, dedicate alla Sicilia, presidente Le Stelle in Tasca ODV, fondatore e direttore scientifico di M@gm@ Rivista Internazionale di Scienze Umane e Sociali.

Pagine scelte
Legge: Luisa La Carrubba, Responsabile Gruppi di narrazione, Le Stelle in Tasca ODV
Sabato 11 Dicembre Sala Jean Calogero
Castello Normanno – Aci Castello Catania

Poetiche contemporanee del dissenso: immaginari del corpo autobiografico
Orazio Maria Valastro

Prefazione di Hervé Fischer
Presidente della Società Internazionale di Mitanalisi (Montréal Québec – Canada)

Introduzione di Beatrice Barbalato
Presidente dell’Osservatorio scientifico della memoria autobiografica, scritta, orale, iconografica (Mediapolis Europa)

Immagine prima di copertina: Lucio Brugliera, Frammento classico, olio su tela, 1997.

Immagine quarta di copertina: Giuseppa Gusmano, Rappresentazione mito drammatica di sé, disegno su carta, 2005, Ateliers dell’immaginario autobiografico – Le Stelle in Tasca ODV.

Aracne Editrice, Roma, Aprile 2021, 316 pp.
www.aracneeditrice.it

Flavio Ferdinanzo Garozzo in Arte Andrew Fly è l’autore di “Arboris Antiquae” colonna sonora del premio Thrinakìa. L’artista ha concesso al premio Thrinakìa l’utilizzo del brano musicale di sua composizione intitolato “Arboris Antiquae”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *