Allenamento dinamico alle funzioni dell’immaginario

Grazie all’ArcheoClub Catania e alla sua Presidente, la Sig.ra Giusi Liuzzo, è stato presentato il mio libro “Diario di un formatore autobiografico”, presso l’Auditorium dell’Istituto Scolastico G. Pizzigoni.

Queste esperienze di narrazioni e scritture di sé, sono il frutto di un dispositivo autobiografico finalizzato a fare l’esperienza di una pedagogia della memoria e dell’immaginario, per riconoscere e far diventare l’esperienza viva dell’esistenza un processo di conoscenza vitale, aperto alle dimensioni poetiche e creatrici, emozionali e spirituali, delle donne e degli uomini.

I laboratori di scrittura autobiografica sono documentati in questo volume accompagnando il lettore alla comprensione profonda delle trasformazioni generate nello stato d’animo di chi ha desiderato riscrivere la vita, intraprendendo un viaggio di ricerca del senso del tutto, della relazione con sé stessi, gli altri e il mondo.

I lettori potranno fare anche loro l’esperienza della scrittura autobiografica esplorando questo viaggio collettivo, accompagnandoci, insieme alle autrici e agli autori citati, in questo allenamento dinamico alle funzioni vitali dell’immaginario che sostiene un’attività creativa e un’intuizione empatica del nostro vissuto, scoprendo come oggi sia possibile vivere uno spazio dove la pratica educativa è finalizzata all’elaborazione di un’etica della reciprocità e dell’incontro che ci permettono di immaginare questo mondo per viverlo insieme con gli altri.

Mi piace riportare il pensiero espresso dalla Sig.ra Anna Antonazzo nel corso dell’evento, socia dell’ArcheoClub Catania che ha partecipato alle attività degli Ateliers dell’immaginario autobiografico dell’OdV Le Stelle in Tasca, sull’esperienza di scrittura autobiografica.

«Ho sempre pensato che le biografie servissero principalmente a far conoscere in maniera più approfondita dei personaggi già noti. Poi, quando l’anno scorso, in questa sede, ho conosciuto l’associazione “Le stelle in tasca”, nella mia mente si fece strada un’idea: e cioè, che quando scriviamo qualcosa di noi, anche un breve pensiero, non facciamo altro che un’autobiografia. Considerai anche che quel caro cassetto, dove da anni ripongo gelosamente i miei scritti, ormai era talmente pieno che non sarei riuscita più a chiuderlo. E come sarebbe stato bello, invece, lasciarlo aperto, e condividere con gli altri la mia scrittura. Quindi, con questo convincimento, decisi di frequentare gli Ateliers dell’immaginario autobiografico.

Non nascondo che il primo giorno ero molto intimidita: è difficile parlare di sé, svelarsi agli altri, in quanto temiamo il loro giudizio. In parte questo timore è giustificabile: quante volte le nostre parole sono state travisate o male interpretate! Dovendo condividere gli scritti, ho sentito l’esigenza di analizzare e ripulire con accuratezza i miei testi dalla confusione di alcuni termini e dalle frasi poco chiare (cosa che non ero abituata a fare: spesso ho lasciato frasi incompiute e mai più rilette). Dopo l’accurato lavoro mi accorsi che questi apparivano più nitidi ai miei occhi. Diventavano quasi poesia. E alcuni, nel leggerli, hanno potuto coglierne il loro vero significato, tanto, a volte, da identificarsene. Perché ognuno, non è poi così distante dall’altro.

Non è stato facile rievocare alcuni avvenimenti o passaggi della mia vita: spesso, la mente interviene nel processo della censura. Ma quando lascio che i pensieri spazino liberi, questi riescono a raggiungere i diversi luoghi dell’anima, persino quelli più stretti e angusti; come un obiettivo fotografico mettono a fuoco delle immagini, che poi io trasformo in parole scritte. Ed esse pian pianino, tenendomi per mano, mi conducono in un unico luogo: nel giardino della conoscenza. Poi, però, è importante svolgere anche il buon lavoro di bravo giardiniere: per scoprire che, tra le lunghe e folte erbacce, si nascondono fiori dal gradevole profumo. Che possiamo cogliere… e, anche, regalare agli altri, senza riserve.

Tali sensazioni e considerazioni vissute emergono costantemente durante i nostri incontri di scrittura con il Dr. Valastro, che con la sua esperienza ci induce al confronto e alla riflessione, in un dialogo nel rispetto degli spazi e delle idee altrui. E nel suo libro “Diario di un formatore autobiografico”, che parla di esperienze di narrazioni e scritture di sé, queste sono descritte e spiegate ampiamente. Egli, da sapiente sociologo e ricercatore, evidenzia spesso come l’autobiografia sia un meraviglioso viaggio spirituale che ci porta alla scoperta di sé; che ci fa entrare in piena connessione con noi stessi e col mondo, attraverso il senso della condivisione e l’ascolto sensibile. Fa capire anche come l’accettazione dell’alterità sia importante per la crescita personale, dove critiche e commenti non trovano più spazio.

Ogni parola scritta nel testo è ben dosata, ricca di messaggi e supportata scientificamente. Ma i brani autobiografici in esso riportati diventano i veri protagonisti; brillano nelle pagine, impreziosendole. Ed è in questo riscontro tangibile, che il lettore s’immedesima e si riconosce. Brani toccanti, scritti col cuore e senza condizionamenti, di tante anime che hanno avuto il coraggio di rivelarsi agli altri. Nel leggerli mi commuovo. Per ognuno mi soffermo. Mi inoltro nella riflessione. Penso a quante banali e superficiali discussioni, ogni giorno, facciamo con gli altri, senza lasciare nemmeno il più lieve segno di noi stessi: perché sempre immobilizzati dalla paura del giudizio, dell’incertezza e dell’insicurezza. E in questa società dove bisogna inseguire i valori, dove non c’è più spazio per l’approfondimento, dove apparentemente siamo aperti al nuovo e dove un animo sensibile, si sente inadeguato, più che mai sono convinta che conoscersi sia molto importante. Per noi stessi e per gli altri. E personalmente consiglio a chiunque di avventurarsi in questo nobile sentiero, che ci conduce nella più sorprendente esperienza che l’autobiografia ci può offrire.»

One thought on “Allenamento dinamico alle funzioni dell’immaginario

  1. Conoscersi, capire chi siamo, entrare nel profondo del nostro io, per quanto difficile e, spesso, doloroso possa essere, ritengo che sia l’inizio di salute e benessere. E quale strumento più efficace della scrittura?
    Sedersi, fare silenzio, dinnanzi a un foglio bianco, scavando dentro di sè, facendo emergere dal pozzo dell’interiorità cose antiche e cose nuove, viste in una luce diversa, la luce dell’età dello spirito, rimembrando il proprio vissuto, così da dare valore a ciò che l’essere umano ha di più prezioso sulla terra: la vita. Vita di sofferenze piccole o grandi, vita di delusioni, vita di gioie e di conquiste, vita nascosta, il più delle volte, e in parte, conosciuta…
    Conosciuta, almeno, la maschera che si è indossata e il copione recitato nei vari contesti, da altri attori, i quali a loro volta, sconosciuti dal mondo delle “stars” ma non per questo motivo di secondo rilievo. Poichè, essi, hanno contribuito alla riuscita della propria messa in scena (voluta o non voluta).
    E se questa vita fosse rappresentata simbolicamente?
    Recitata fuori dal palcoscenico del mondo bensì dento un testo scritto? Essendo se stessi gli autori e gli artefici della propria storia? Ecco che il simbolo, l’immaginario, ti dà la chiave per entrare nell’anima, spazio o luogo, in cui nessuno è mai entrato se non solo Dio.
    La ringrazio di cuore Dott. Valastro per avermi fatto scoprire tutto questo e molto di più…

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