Figure del cammino dell’eroe notturno della reliance

atopon

Le figure del cammino dell’eroe notturno della «reliance» (pp. 36-43)

L’analisi delle figure idealtipiche del desiderio della scrittura di sé, presentata in questo quaderno con l’intento di elaborare una cartografia minimale dell’immaginario autobiografico contemporaneo, coglie una liturgia drammaturgica che partecipa ad armonizzare valori antinomici dell’esistenza instaurando una coscienza che si apre ad una pluralità di valori che coesistono nella loro pura tragicità del vivere quotidiano (Cartografia minimale dell’immaginario autobiografico, «Atopon», Quaderno n.3, Roma, Edizioni Mythos, 2013, 56 p. ISSN: 1126-8530o).

Il reincantamento del nostro rapporto al mondo

La cerca di sé e di senso che si apre ad una nuova presenza a se stessi e al mondo nel viaggio al centro dell’intimità, sollecita la comprensione di un destino collettivo e del senso tragico dell’esistenza quotidiana in quanto desiderio di «reliance» [1]. L’immaginario come forma a priori della creatività spirituale (Durand G., 2009) sostiene il reincanto della relazione con se stessi, gli altri e il mondo, comprende  «di assumere il fatto di essere là senza sapere perché» e di «avere bisogno di amicizia, amore e fraternità, poiché sono gli antidoti dell’angoscia» (Morin, 2004, p. 115) per vivere poeticamente la vita e ritrovare l’altro in noi stessi e nel mondo. Il legame sociale come realtà essenziale della creatività interpersonale e istituzionale (Bolle De Bal, 2005) lo possiamo declinare nel desiderio di «reliance»; «reliance» a se stessi in quanto desiderio di affrontare l’angoscia della separazione; «reliance» agli altri in quanto desiderio di trasformare la solitudine nel confronto con l’altro; e la «reliance» alla comunità in quanto desiderio di assumere l’alterità costitutiva di sé e del mondo.

L’eroe notturno della «reliance» (Valastro, 2012) fa appello a questo desiderio per condividere sentimentalmente valori, luoghi o ideali, in una poetica di sé che svela la manifestazione di una saggezza che reclama e integra le passioni lungo il cammino al di fuori del flusso della vita. L’eroe notturno assume una nuova presenza a se stesso e al mondo, ricongiungendo il suo desiderio di «reliance» con la sua capacità e libertà di essere soggetto dotato d’immaginazione (Castoriadis, 1978), di andare oltre la monade individuale nella sua discesa nell’intimità, prendendosi cura di sé stesso e scoprendo legami con dimensioni profonde e collettive rispetto al vissuto quotidiano nel sentimento tragico dell’esistenza.

Rispetto al desiderio di trasformarsi in esseri coscienti, instaurando un nuovo spirito pedagogico e di rinnovamento dell’ «homo symbolicus» (Bertin, 2002) esiliato dalla modernità, René Barbier (2008) traccia una linea di congiunzione tra l’uomo della modernità e l’uomo esistenziale, l’uomo mitopoetico e l’uomo noetico, che ci permette di considerare l’eroe notturno delle scritture autobiografiche come una figura contemporanea dell’essere della «reliance». L’uomo della modernità vive il quotidiano sottraendosi alla finitudine, riconosciuta nel senso tragico della sua condizione nel mondo. L’uomo esistenziale s’incammina nell’esistenza, liberando il suo necessario desiderio di divenire. L’uomo mitopoetico compie un atto di «reliance» rispetto ai valori dell’umanità, aprendosi al discorso dell’altro. L’uomo noetico, è espressione di un percorso personale che può andare molto lontano nella realizzazione del suo processo d’individuazione e coscienza attiva del sé.

L’essere umano in quanto mitopoetico non è riconducibile alla sua esistenza pratica e attraverso l’estetica dell’arte autobiografica sperimenta il processo di simbolizzazione e significazione di saperi esperienziali e esistenziali, integrando quella trasversalità che caratterizza la struttura stessa dell’esistenzialità del soggetto (Barbier, 1997). Una transversalità che sollecita un ascolto sensibile e consapevole di sé e dell’altro rispetto ad un immaginario complesso, sul piano delle pulsioni e su quello sociale e sacrale.

A partire da questa modalità comprendente, che considera la totalità della vita in atto della persona attraverso una visione multireferenziale in grado di articolare un ascolto scientifico-clinico, filosofico-spirituale e poetico-esistenziale, possiamo tracciare alcune figure drammatiche proprie all’eroe notturno della «reliance» (Valastro, 2012) in funzione di quell’implicazione noetica che ci situa nel mondo e ci autorizza ad un «atto volontario di riflessione e possibilità di comprendere che ci diamo a noi stessi, alla nostra relazione agli altri e al mondo» (Barbier, 2007). Queste figure rendono conto del dinamismo trasformativo delle strutture dell’immaginario e delle risonanze intertestuali, lungo il cammino esistenziale e simbolico dell’eroe postmoderno convertito nel viaggio in sé attraverso il desiderio di «reliance» ai valori notturni dell’intimità. L’eroe notturno delle scritture di sé fa l’esperienza del regime sintetico drammatico dell’immaginario e ne possiamo cogliere il cammino esperienziale nella cerca di sé e di senso delineando quattro figure idealtipiche (Valastro, 2012), una tipificazione dell’esperienza vissuta dagli autori delle biografie della loro vita che costituisce una tipologia del movimento delle scritture di sé illustrando il cammino dell’eroe notturno:

  • l’eroe notturno melanconico;
  • l’eroe notturno metamorfico;
  • l’eroe notturno estatico;
  • l’eroe notturno della «reliance».

Queste figure idealtipiche non esistono allo stato puro, nella realtà, e ci permettono di tipificare l’esperienza di un cammino che procede lungo i territori esistenziali e simbolici della cerca autobiografica. Non implicano necessariamente delle fasi o dei gradi di coscienza e possono coesistere in modo differente e molteplice, rendendo conto del grado delle energie drammatiche e della tensione del messaggio di risoluzione della sintesi che si apre al senso tragico dell’esistenza in una articolazione contemplativa che instaura una nuova coscienza e presenza a se stessi e al mondo.

Le figure idealtipiche dell’eroe notturno melanconico e metamoforfico

L’eroe notturno melanconico illustra la sofferenza dell’essere. La scrittura scaturisce dal silenzio della melanconia (Tommasi, 2004), sorgente estrema di creatività e narrazione in seno alla modernità (Hampartzoumian, 2004) rispetto al senso di incompletezza di sé di donne e uomini consumati dal desiderio di «reliance», come tratto caratteristico che sollecita il viaggio nell’intimità e il desiderio di uscire da sé per ritrovare l’altro. Si tratta di una figura che tipifica una scrittura melanconica, espressione d’immobilità esistenziale, e un eroe melanconico che racconta la sua sofferenza nella scrittura di sé rivelando il dolore, il sentimento e l’emozione che lo annichiliscono e lo iniziano al senso tragico dell’esistenza.

L’eroe notturno metamorfico illustra l’angoscia temporale e la rinascita nella conversione anagogica [2], procedendo dal visibile all’invisibile nella scrittura autobiografica, vissuta come esperienza di rinnovamento e trasformazione. Esperienza che diviene metanoia [3] in quanto pratica sociale della scrittura di sé, espressione di una comunità di scrittori che condividono il sentimento di trascendere le barriere mentali e uscire dall’immobilità esistenziale della scrittura melanconica. L’eroe notturno metamorfico fa l’esperienza di una scrittura metanoica, caratterizzata da un cambiamento che alla stregua della conversione religiosa (Pellegrino, 1956) genera una seconda rinascita, una nuova presenza di sé al mondo, un completamento spirituale che sostiene un atto di autonomia (Grondin, 2004) per far divenire il desiderio di sé e del mondo che si apre al discorso dell’altro, l’epicentro della cerca autobiografica.

Le figure idealtipiche dell’eroe notturno estatico e della «reliance»

L’eroe notturno estatico illustra la comprensione dell’intimità e la condivisione della condizione umana. L’estasi come carattere specifico di questa figura, esprime la contemplazione del senso tragico dell’esistenza quando la relazione a se stessi, agli altri e al mondo, diventa oggetto di pensiero attraverso l’esperienza di quella traiettività (Berque, 2002-2003) che ricusando qualsiasi opposizione antinomica della modernità tra soggettività mentale, soggetto autoriflessivo e oggettività fisica del mondo, è rivelazione di quella relazione ecumenale (Berque, 2000) che rende presente il mondo dentro al nostro corpo, mettendo in relazione il mondo con noi stessi. La drammatizzazione di sé è caratterizzata da una scrittura estatica che accompagna lungo il cammino nel viaggio verso l’interiorità al riconoscimento del mondo, scompaginando i confini del mondo interiore ed esteriore, facendo l’esperienza delle cose del mondo nell’estasi della contemplazione del flusso dell’esistenza. L’eroe notturno estatico è affrancato da se stesso, sviluppando una coscienza illuminata dall’avvento delle cose del mondo e dall’enigma dell’esistenza nella scrittura di sé. Nell’intuizione sensibile di sé e del mondo, alla ricerca di relazioni che trascendono la pura materialità della vita quotidiana, la scrittura autobiografica inizia ad assumere i contorni di un vettore di contemplazione (Maffesoli, 1996) di una nuova comunione con se stessi, gli altri e il mondo.

L’eroe notturno della «reliance» illustra il reincanto del mistero dell’esistenza facendo l’esperienza di una scrittura mesocosmica [4] che sollecita quelle energie drammatiche in grado di generare delle rappresentazioni del mondo che aggregano sulla base di imperativi emozionali. L’eroe notturno della «reliance», situato tra la terra e il cielo, può accedere a una coscienza mesocosmica che instaura una nuova relazione tra microcosmo e macrocosmo, gioendo dei sentimenti, delle emozioni, dell’amore e della compassione, che reincantano il senso tragico dell’esistenza nella relazione con se stesso, gli altri e il mondo.


[1] Il termine di «reliance», nella sociologia esistenziale di Marcel Bolle De Bal (2009, 2003), inteso come creazione o ricreazione di legami con se stessi, gli altri e il mondo, riprende e approfondisce l’etica di «reliance» di Edgar Morin (2004) in quanto norma etica e atto morale, intellettuale e sociale imprescindibile, e l’etica della «reliance» di Michel Maffesoli (1991, 2007) che valorizza la comunità emozionale e l’alterità, la perdita di sé nell’altro, la pulsione ad essere presente a se stessi e all’altro.

[2] Il termine anagogico è citato da Nicola Abbagnano (Dizionario di Filosofia, Torino, Utet Libreria, 1961) per precisare uno dei significati della scrittura attribuito a Ugo di San Vittore (De Scripturis et scriptoribus sacris III), concernente il procedere dalle cose visibili alle cose invisibili in riferimento alle sacre scritture e al profondo significato di queste nell’esegesi biblica.

[3] Patrick Tacussel, Métanoïa: la conversion postmoderne des valeurs, comunicazione al seminario Socialité Postmoderne, CEAQ (Centre d’Etude sur l’Actuel et le Quotidien), Université Paris Descartes Sorbonne, Paris, 19-20 juin, 2008.

[4] La nozione di mesocosmo utilizzata da Gilbert Durand (1975) rappresenta l’immagine situata tra il micro e il macro cosmo che crea legame, immagine emblematica della società degli uomini e del corpo sociale, che permette di osservare nel quotidiano il legame tra intelligibile e sensibile (Maffesoli, 1996), mettendo in relazione o in contrasto con una rappresentazione del mondo.

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