Il ricorso alla mitanalisi non è fuorviante

Ho riletto ancora una volta il testo di una conferenza tenuta da Philippe Lejeune nel 1998, l’autobiografia come patrimonio [1], sollecitato dal ricordo di una frase che mi aveva colpito in modo particolare. «Oggi 29 settembre 1998, eccoci alla soglia del mese del patrimonio scritto. Un patrimonio, è un’eredità preziosa per la collettività, che deve essere preservata e resa accessibile». L’idea del patrimonio autobiografico, sostenuta e resa concreta dal 1992 con la fondazione dell’Associazione per l’autobiografia e il patrimonio autobiografico [2], diventava un’idea concreta sottraendo questo patrimonio alle logiche di esclusione fondate sul riconoscimento di canoni e valori letterari legittimati dalle scienze umane e dalla teoria letteraria. In parole povere, narrazioni contemporanee di persone ordinarie, scritture autobiografiche inedite che non trovavano cittadinanza in un sistema d’archivio, erano infine archiviate e rese disponibili a un pubblico di lettori e ricercatori. Si è riconosciuto alle memorie il valore rilevante delle vite e dell’umanità che rappresentano, ponendosi in modo antitetico e in contrapposizione a preconcetti e opinioni infondate sulla scrittura autobiografica, scrittura solitamente tacciata di sostenere un considerevole narcisismo, considerando il patrimonio scritto come un archivio che va oltre la valorizzazione di una risorsa concepita in quanto documentazione storica oggetto esclusivo di studi scientifici.

Nel 2002 ho avuto inizialmente il piacere di invitare Philippe Lejeune nel comitato scientifico di M@gm@, nella redazione della pubblicazione elettronica edita dall’Osservatorio dei Processi Comunicativi, e in seguito di accoglierlo nel comitato scientifico della collana I Quaderni di M@gm@, pubblicata da Aracne Editrice. Sono stato felice e onorato della sua adesione al progetto editoriale che nasceva in Sicilia, a Catania, ai piedi dell’Etna. La sua presenza nei comitati scientifici di una rivista internazionale di scienze umane e sociali, sostiene e ribadisce la nostra attenzione nei confronti di «una sorta di sospensione» ad opera «del potere di esclusione che esercitano le scienze umane» [3], una rimozione che non ha riguardato soltanto un patrimonio scritto come quello delle scritture autobiografiche, ma è stata ed è tuttora presente quando anche altri temi sociali sono oggetto di ostracismo e indifferenza, sono stigmatizzati e rigettati, o non sono degni di attenzione da parte di un sapere scientifico. Il mio percorso biografico, personale e di ricerca, sempre più attento alle metodologie qualitative, alle storie di vita e alla scrittura autobiografica con una particolare attenzione all’immaginario nella scrittura di sé, lo ritengo coerente con l’orientamento incoraggiato da Philippe Lejeune e la missione conferita e fatta propria dalla rivista M@GM@: in primo luogo dare importanza alle scritture trascurate dagli archivi e dalle scienze umane, riconoscendole come un bene collettivo; in secondo luogo considerare l’esperienza vissuta dalle donne e dagli uomini, e la coscienza umana, nella loro dimensione esistenziale, come un patrimonio immateriale che ci permette di avere un punto di vista privilegiato sulle relazioni umane e sulla conoscenza della società.

Parafrasando a distanza di venti anni la citazione iniziale di Philippe Lejeune, potrei dire: oggi, 19 ottobre 2018, eccoci alle soglie degli archivi partecipati della memoria e dell’immaginario. Per l’Organizzazione di Volontariato Le Stelle in Tasca che rappresento in qualità di socio fondatore e presidente dal 2005 [4], questa data ha un valore simbolico particolare, poiché rappresenta un momento importante [5] che avvia la condivisione partecipata di un singolare patrimonio culturale immateriale. La formazione nel campo delle scienze umane e sociali, perseguita da studente lavoratore privo di illusioni e ambizioni di qualsiasi carriera accademica, è stata rigorosamente e operosamente messa alla prova nel corso della mia costante attività di ricercatore indipendente. Ed è proprio da questa attività che prendono forma gli Ateliers dell’immaginario autobiografico [6], un progetto di animazione sociale e culturale che valorizza e promuove la scrittura autobiografica per condividere un’esperienza dove l’esistenza diventa elaborazione di un pensiero sulla vita in grado di generare solidarietà e reciprocità, sentimenti fondati sulla consapevolezza del riconoscimento di sé e dell’altro. L’incognita iniziale che prendevo in esame come sociologo e formatore autobiografico, correre il rischio di alimentare l’autocompiacimento di sé stessi e il desiderio di un’auto terapia rispetto a un sempre più diffuso disagio emotivo e sociale, si risolveva in una ricerca esperienziale, empirica e trasformazionale, sostenendo l’amore di sé attraverso una nuova presenza poetica nella relazione con sé stessi, gli altri e il mondo. Lo ammetto, inizialmente mi sono maggiormente dedicato a mettere in pratica un dispositivo autobiografico in grado di coniugare una pedagogia dell’immaginario con un ascolto sensibile di sé e dell’altro, e soltanto in seguito, quando le scritture sollecitate e donate al nostro archivio sono divenute un discreto e prezioso patrimonio, è scaturita l’esigenza di andare oltre un’esplorazione permanente di queste scritture per trasformarle in un archivio partecipato. Nasce conseguentemente l’Archivio della memoria e dell’immaginario siciliano con la vocazione di diventare un archivio vivente, cuore pulsante del patrimonio culturale immateriale dell’OdV Le Stelle in Tasca, associato alla rete europea di archivi e collezioni di diari EDAC – European Diary Archives and Collection.

In questi anni ho scoperto e compreso progressivamente che possiamo divenire i custodi di un patrimonio da preservare e condividere in modo partecipato, memorie del passato e del presente che ci permettono di avere un nuovo sguardo sul mondo, sul nostro futuro. La società occidentale ci ha escluso o tagliato fuori dal ritmo della vita, edificando la modernità sulla scissione reiterata tra pensiero razionale e mitico, tra ragione e spirito, sostenendo tuttavia il desiderio collettivo di fabulare e favolare, di andare in cerca di narrazioni per ritrovare l’amore verso il mondo e la vita stessa. La ricerca di chi fa l’esperienza della narrazione e della scrittura di sé, una cerca di sé e di senso, suscitando la vocazione soggettiva dell’immaginario per dimorare nella gioia di vivere accompagna, di fatto, la speranza di comunicazione tra gli esseri e il mondo, attratta dal fascino di guarire dall’odio verso gli altri, attraverso l’esigenza vitale d’amore che ci lega agli altri e sollecita l’incontro con l’altro. Incamminandoci come funamboli sul filo della scrittura, ci si ritrova a disertare i viali del tempo. Osserviamo dall’esterno la nostra storia di vita, provando a uscire dalla temporalità del quotidiano. Avanzando tentoni sul flusso dell’esistenza, cerchiamo di conciliare la parte d’ombra della vita con l’amore verso la vita stessa. Lanciamo la corda dell’amore, sulla quale siamo sospesi tra fedeltà e infedeltà al nostro vissuto, dall’altro lato della profondità dell’incompletezza della nostra umanità, per fare dell’amore verso la vita un lavoro di scrittura di natura estetica ed etica. Trasformiamo il viaggio nell’intimità dell’essere umano in un luogo dell’anima propizio a un’avventura pedagogica che sollecita una cerca di sé e di senso, del tutto e della vita, orientata dal desiderio dell’altro e del mondo insito nel bisogno vitale d’amore, per vivere poeticamente la vita. I sentimenti e il vissuto di un’umanità che s’interroga su questioni fondamentali per la nostra vita agiscono quindi sotto traccia, intrecciandosi alla trama delle memorie del passato e del presente, ai luoghi della memoria delle comunità, caratterizzando un patrimonio immateriale come un’opportunità per abbracciare la vita nuovamente con amore. Ma per fare questo, un archivio deve avere un valore di condivisione, rendendoci custodi di un immaginario portatore di speranza per la vita personale e sociale.

Immaginari del patrimonio culturale immateriale, il titolo di questo volume, segna un duplice e speciale anniversario, quello delle pubblicazioni della rivista M@gm@ che associano una socio-antropologia dell’immaginario simbolico e sociale, un’osservazione e un’interpretazione critica del mondo sociale, al cambiamento partecipato della vita quotidiana, e per porre in rilievo un mutamento di prospettiva radicale nell’approcciare l’argomento privilegiato per questa pubblicazione. Il decimo volume dei quaderni della rivista M@gm@, è un progetto editoriale che celebra il decimo anniversario della pubblicazione avviata con Aracne Editrice nel 2007, mentre la rivista, con la sua versione elettronica, compie quindici anni di vita. È, inoltre, una proposta editoriale significativa, resa possibile dall’interessante lavoro di ricerca, di elaborazione concettuale e di approfondimento presentato nei contributi pubblicati in questo volume collettivo, nonché dalla calorosa adesione delle autrici e degli autori che ho avuto il piacere di invitare a collaborare. Una proposta editoriale che si colloca pienamente all’interno di una più ampia riflessione sul patrimonio culturale immateriale, aiutandoci infine a coniugare una prospettiva di conoscenza scientifica che abbraccia il concetto di comunità di eredità e comunità patrimoniale [7] nella sua interdipendenza tra dimensione politica, sociale e educativa, in relazione alla costruzione sociale di un patrimonio che si fonda su processi di risignificazione dell’immaginario collettivo, della memoria del singolo e della collettività.

E ritorno di conseguenza sulla questione di fondo: verso quali archivi partecipati della memoria e dell’immaginario? Il ricorso alla mitanalisi non è fuorviante, concorre a orientare la comprensione del processo di riconfigurazione del patrimonio culturale dell’umanità, la sua istituzionalizzazione a livello collettivo, sociale e internazionale. La teoria mitanalitica di Hervé Fischer [8] ci aiuta a tenere presente il lato valoriale di una mitologia contemporanea portatrice di immagini benefiche o nocive per l’umanità, e in questo senso possiamo cogliere un immaginario in atto che apparentemente sembra limitarsi a celebrare la fragile ricchezza del patrimonio culturale, materiale e immateriale. Esaltando la fiducia nella società occidentale e nella trasmissione di un’eredità che afferma il principio della partecipazione della società civile, delle comunità e dei cittadini, si celebra il mito di una gouvernance culturale che ci renda compartecipi di uno sviluppo umano inclusivo e beneficiari del progresso scientifico e sociale. L’eredità di cui stiamo gettando le fondamenta, riformulandola in chiave di condivisione, partecipazione e consapevolezza, non è esente dalle contraddizioni delle dinamiche delle memorie pubbliche e vive perché, come ci ricorda Maria Immacolata Macioti [9], le memorie portano con sé ricordo e oblio, riconoscimento e negazione.

[1] Philippe Lejeune, L’autobiographie comme patrimoine, Espaces Temps, Transmettre aujourd’hui: retour vers le futur, 74-75, 2000, pp. 110-121.

[2] L’Association pour l’autobiographie et le patrimoine autobiographique (http://autobiographie.sitapa.org/), è stata fondata da Philippe Lejeune nel 1992.

[3] Philippe Lejeune, L’autobiographie comme patrimoine, op. cit.

[4] OdV Le Stelle in Tasca, iscritta al Registro generale OdV Regione Siciliana nella Sezione socio culturale educativa, affiliata all’EDAC European Diary Archives and Collections (Amsterdam) – info@lestelleintasca.org, www.lestelleintasca.org.

[5] Letture autobiografiche della città del barocco: presentazione e condivisione delle scritture autobiografiche del patrimonio immateriale dell’OdV Le Stelle in Tasca (19 ottobre 2018), evento realizzato nella Chiesa di San Nicolò L’Arena, nel contesto della manifestazione organizzata dalla Città di Catania – Heritage: la notte dei luoghi, della partecipazione e della consapevolezza Unesco -, parallelamente ad altre manifestazioni culturali realizzate da dodici città dei tre siti Unesco del sud est Sicilia (Caltagirone, Cassaro, Ferla, Militello Val di Catania, Modica, Noto, Palazzolo Acreide, Piazza Armerina, Ragusa, Scicli, Siracusa, Sortino), in occasione del IV meeting delle associazioni europee dei siti patrimonio Unesco che si è svolto nella città di Noto.

[6] L’Organizzazione di Volontariato Le Stelle in Tasca, è stata creata nel 2005, e da allora, animando un progetto chiamato Ateliers dell’immaginario autobiografico, accompagno dei gruppi di persone a fare l’esperienza della narrazione e della scrittura di sé, con il sostegno di volontari e la collaborazione di istituzioni pubbliche e educative. Diversi ateliers esperienziali sono proposti annualmente (Laboratorio cittadino di scritture autobiografiche, L’immaginario nella scrittura di sé, Cercatori di memorie), realizzando anche degli incontri di letture di testi autobiografici (Nautilus, incontro di ascolto e lettura di sé e dell’altro). Il premio Thrinakìa (concorso internazionale di scritture autobiografiche, biografiche e poetiche dedicate alla Sicilia) e l’Archivio della memoria e dell’immaginario siciliano (realizzato sulla piattaforma di gestione documentale xDams per i beni culturali), resi concreti in questi ultimi anni, sono parte integrante del progetto degli Ateliers dell’immaginario autobiografico.

[7] Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore del patrimonio culturale per la società (Faro – 2005, entrata in vigore nel 2011 e sottoscritta dall’Italia nel 2013).

[8] Hervé Fischer (sous la direction de), En quête de mythanalyse, Les Cahiers de M@gm@, vol.8, Roma, Aracne Editrice, 2017.

[9] Maria Immacolata Macioti, Memoria, società e territori, in Maria Immacolata Macioti e Orazio Maria Valastro (a cura di), Memoria, autobiografia, immaginario, M@gm@ Rivista internazionale di scienze umane e sociali, vol.10, n.2, Catania, Osservatorio dei Processi Comunicativi, 2012.

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