Oltre i nostri li-Miti

Mitanalisi postmoderne della salute mentale – Aracne Editrice

Mitanalisi postmoderne della salute mentale
Mythanalyses postmodernes de la santé mentale
Orazio Maria Valastro (a cura di)
Collezione I Quaderni di M@gm@, vol. 7, 2014
Edita da Aracne Editrice, Roma

Il volume presenta un importante elemento di novità sul tema della salute mentale, frutto di ricerche ed esperienze sul campo, e ci propone delle analisi e delle riflessioni importanti che scaturiscono da un progetto di ricerca internazionale diretto e curato dal Sociologo Orazio Maria Valastro, promosso in occasione del decimo anniversario di M@gm@, rivista internazionale di scienze umane e sociali. Al volume hanno contribuito studiosi e specialisti, ricercatori di diverse università e centri di ricerca pubblici e privati, provenienti da nove paesi diversi: l’Osservatorio dei Processi Comunicativi e il Centro Studi Mythos in Italia, l’Università di Liegi in Belgio, il Centro di Ricerca Pubblico sulla Salute del Lussemburgo, l’Università Cattolica de l’Ouest e l’Università René Descartes in Francia, l’Istituto Nazionale per la Salute e gli Affari Sociali in Finlandia, l’Università di Suceava in Rumania, l’Università Panteion in Grecia, il Centro di Etnosalute e l’Università di Salta in Argentina, l’Università del Québec.

Questo lavoro collettivo ci permette di ripensare i nostri limiti, che possiamo concepire come un ostacolo alla conoscenza della società in cui viviamo, o possiamo al tempo stesso intendere come quel confine oltre il quale comprendere il nostro divenire nel mondo. In che modo questo esercizio collettivo di mitanalisi ci permette di ripensare i nostri stessi li-miti? Proviamo a considerare come questa parola, limiti, assume un’accezione ricca di significati se aggiungendo un trattino di congiunzione dopo le prime due lettere, quell’articolo determinativo plurale ormai disusato li-, rafforziamo l’idea della molteplicità e della complessità dei -miti contemporanei e attuali.

In questo senso, un primo contributo è insito in quella demistificazione razionale che le scienze umane e sociali sollecitano per ripensare i nostri li-miti, decostruendo quell’immaginario mitico contemporaneo rispetto al quale asserviamo la nostra visione del mondo. Le rappresentazioni collettive della vita quotidiana, concepite in quanto narrazioni e racconti mitici, sono qui esaminate per cogliere quelle frontiere che la società costruisce tra cultura e salute, tra politica e salute, rivendicando un sapere critico per ripensare il mondo attraverso una ridefinizione dei li-miti tra natura e cultura. Basti pensare alla conoscenza critica elaborata rispetto alla costituzione storica della malattia mentale e del sapere medico, alle metamorfosi sociali che hanno accompagnato le trasformazioni della follia e della psichiatria che si sono costituite in malattia mentale e che hanno modificato gli spazi sociali e strutturato le relazioni tra il corpo in sofferenza e il corpo sociale, mettendo in evidenza nuovi elementi significativi che articolano la costruzione del discorso e delle pratiche postmoderne della salute mentale. Il riconoscimento del non sapere della psichiatria sulla follia, e il riconoscimento e del soggetto nella sofferenza psichica e nelle contraddizioni nella sua relazione con il corpo sociale, sono stati mitizzati da un processo di deistituzionalizzazione che situando le persone fuori dai luoghi di internamento e segregazione ha prodotto una strategia globale per stabilizzare zone di fragilità della società, sviluppando uno schema di rinforzo delle norme sociali dominanti.

Un altro aspetto del contributo di questo volume è all’opposto, ma in modo complementare, andare oltre la necessità e l’illusione di una razionalizzazione che riduce l’immaginario dominante in certe epoche e momenti storici, a una sorta di visione obiettiva e pragmatica della realtà sociale, politica e economica. Questo lavoro collettivo ci permette di riflettere anche su quel processo di demitizzazione che porta con sé delle istanze di remitizzazione, cioè di rivitalizzazione di un nuovo immaginario. In questo senso un altro importante contributo è dato dal considerare quella rivitalizzazione insita nel discorso politico e simbolico e nelle pratiche sociali della salute mentale, osservate come chiave di lettura della società contemporanea, come oggetto sociale e culturale paradigmatico. Lo sviluppo esponenziale di pratiche di psicoterapia, per esempio, partecipa alla costituzione di una soggettività contemporanea per farci divenire degli attori autonomi e responsabili della nostra vita, dove l’adattamento all’ambiente circostante è eretto come meta valore terapeutico, come condizione di possibilità della nostra salute mentale. La sofferenza psichica, subordinata alla salute mentale, opera un ribaltamento ponendo la salute mentale come valore sociale di portata generale e concepisce la sofferenza come manifestazione di vulnerabilità. Le contraddizioni di questa versione neoliberale dell’empowerment, che si sviluppa a partire dai valori di partecipazione e responsabilizzazione, ci pone di fronte ad un individuo che è condannato a essere se stesso mettendosi in scena e raccontandosi, impegnato in un lavoro su di sé che si limita a ricevere, trattare e integrare informazioni?

Istituzioni e organizzazioni sociali e sanitarie che hanno in qualche modo dato una cornice e un controllo alle pratiche di salute mentale per normalizzare e restituire gli individui alle loro funzioni sociali, sono oggi da inventare o da negare, per concepire una salute che contempla anche la socialità come condizione e possibilità della nostra salute, del rapporto e della nostra relazione con se stessi e gli altri, con il nostro ambiente e con il mondo. Una riflessione sulla salute mentale, considerata come l’utopia moderna di un’istanza collettiva che sostiene il desiderio di una ricerca, quella del benessere e della salute per tutte le donne e gli uomini, deve necessariamente integrare e esplorare la via del mito come patrimonio di culture per la comprensione della salute delle donne e degli uomini, permettendoci di guardare oltre i nostri li-miti, permettendoci di comprendere lo spirito di un’epoca rispetto al senso collettivo di inquietudine, solitudine e destrutturazione del corpo individuale con il corpo collettivo e sociale. La dimensione simbolica e sociale, feconda e creatrice, come risposta a questa condizione umana, ci permette di riflettere e analizzare la ricerca postmoderna del benessere psichico e sociale come una sollecitazione fondamentale che rivela una ricerca di sé e di senso in quella stessa intimazione a essere se stessi, nel desiderio di conoscere e comprendere il mondo in cui viviamo, una ricerca di serenità esercitata per raggiungere uno sviluppo e una dimensione psico-somatica spirituale.

Questo ci porta a riflettere sul senso della direzione e del movimento in atto nell’immaginazione creatrice di nuove relazioni e istituzioni sociali. Bisogna pensare il mondo al di là della cultura e della natura, è necessario definire l’umano non nella chiusura ma nelle relazioni con il tutto che lo costituiscono. Su questo movimento di fondo si fonda il mito postmoderno della salute mentale, nella ricerca individuale e collettiva per una comprensione del senso del nostro divenire e del senso del tutto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *