Disertare i viali del tempo

Disertare i viali del tempo

«Anarchiste c’est l’observateur qui voit ce qu’il voit et non ce qu’il est d’usage que l’on voie.» (Paul Valéry, Liberté, Les principes d’an-archie pure et appliquée)

Presentare il 20 novembre al Teatro Coppola, il teatro dei cittadini di Catania, luogo di libero scambio dei saperi … e delle pratiche della comunità, il tema della Scrittura di sé nella rassegna di eventi organizzata dall’Ateneo Libertario Etneo, mi ha sollecitato a ripensare il percorso di ricerca personale e professionale che anima la mia passione per la sociologia dell’immaginario. Quell’evento che oggi è apparentemente occultato nel mio curriculum di studio e professionale, la mia condizione di disertore dal servizio di leva che l’istituzione militare e giudiziaria ha perseguito formalmente dal 1981 al 1987, si rivela nelle mie scelte e negli orientamenti del mio fare sociologia nei contesti sociali e culturali, e ritrova una matrice comune nell’esperienza postmoderna della scrittura di sé di donne e uomini comuni che struttura la coscienza delle persone e della collettività di quest’epoca.

Sono troppo passionale affermando che siamo tutti dei disertori? Per il fatto che l’epoca in cui viviamo ci sollecita a disertare i viali del tempo, situati al di fuori del flusso dell’esistenza nel movimento della scrittura di sé, per sincronizzare e armonizzare noi stessi con gli altri, il mondo e il cosmo? E fino a dove riusciamo a guidare e posare il nostro sguardo sull’arte della poetica di sé, osservando più da vicino l’esperienza estetica di donne e uomini alla ricerca di sé e di senso, alla scoperta di uno spazio che si apre all’autonomia e libertà della persona come ultimo baluardo possibile contro la crisi odierna dell’umanità?

La comprensione dell’autonomia come affermazione della peculiarità dell’individuo e della rivolta rispetto all’istituito e al divenire donne e uomini nel mondo, si completa e si compie pienamente nella matrice della poetica di sé, nella forma drammatica dell’esperienza del viaggio nella scrittura di sé. «Diario di un disertore» di Bruno Misèfari, l’anarchico di Calabria contro tutte le guerre, scritto nel carcere di Zurigo nel 1918, precorre a mio avviso il sentimento e la speranza che anima la scrittura autobiografica contemporanea di persone comuni. «La soave e gentile poesia del mio ideale», non considerare l’altro come estraneo o sconosciuto ma comprenderlo e circondarlo di affetto e solidarietà, è un’esortazione che si oppone alla tragedia umana che oggi viviamo.

Le parole di Bruno Misèfari sono presenti nell’arte autobiografica, nel ruolo che gli compete nel re-incantare noi stessi e il mondo nell’esercizio concreto dell’esistenza, nell’elaborazione di un pensiero sulla vita in grado di generare solidarietà e reciprocità, sentimenti fondati sulla reciproca conoscenza di sé e degli altri. «Fra le innumerevoli crudeltà della guerra c’è anche quella di erigere ostacoli insormontabili fra due creature che si amano, che si cercano disperatamente. (…) Dov’è il rinnovamento della vita se si lavora per la morte?» Sulla scorta di queste frasi Bruno Misèfari, nella veste di disertore, non si sentiva di essere un eroe, non quel tipo di eroe la cui fissazione lo solleva al di sopra delle mediocrità, la cui pulsione lo eleva e lo purifica come figura di compensazione che riscatta e ripristina la dignità delle donne e degli uomini umiliati dalla società. È un eroe sottomesso al destino della guerra nella quale i disertori sono incarcerati o fucilati, che afferma la propria autonomia e libertà di individuo come emblema di vita e di rinnovamento riscattata dal desiderio di ricongiungere e ricomporre nell’amore i legami sociali. Questo è un altro elemento, la vocazione soggettiva della comunicazione tra gli esseri e il mondo, che ritrovo nella costruzione drammatica del racconto e della scrittura di sé contemporanea di donne e uomini comuni, che è presente nel desiderio di una rileanza a livello personale, sociale e cosmico, del corpo in sofferenza con il corpo sociale.

Immaginare per comprendere il mondo: l’esperienza dell’erranza nell’arte dell’autobiografia: elaborati grafici realizzati durante il laboratorio esperienziale di narrazione e scrittura di sé “Di terra … in terra” (www.lestelleintasca.org)

Come interpretare e comprendere, per tutto ciò, il desiderio di scrivere di sé, l’impellenza di raccontare oggi quello che viviamo e proviamo? Scrivere e condividere con gli altri la nostra storia è un’esperienza sempre più diffusa che rivela una ricerca profonda, personale e collettiva, di se stessi e del mondo. Ricomporre e raccontare parte della nostra storia, ricreandola e trasformandola nella forma estetica della scrittura, diviene l’esperienza di un viaggio postmoderno alla ricerca di sé e di senso. La scrittura di sé, alla luce dell’esperienza degli Ateliers dell’immaginario autobiografico realizzati a Catania, pensati come un luogo esistenziale partecipato e sostenuti da un’etica della reciprocità e dell’incontro, ci rivela il valore di una ricerca più profonda. Un viaggio nel tempo e nello spazio che situandoci al di fuori del flusso dell’esistenza, ci permette di divenire consapevoli della nostra condizione di donne e uomini nel mondo.

La scrittura autobiografica, in un’epoca in cui immaginare e creare nuove condizioni di esistenza sembra essere l’ultimo baluardo posto contro la crisi di una umanità sottoposta al giogo di strategie e logiche di dominio, può al di là di tutto sostenere oggi uno spazio di autonomia e libertà della persona? Queste sono alcune piste di riflessioni che devono sollecitarci a considerare la scrittura di sé come un’esperienza emblematica dell’incontro con se stessi e l’altro. L’intervento sociologico e il lavoro esperienziale in gruppo non caratterizza lo spazio degli Ateliers dell’immaginario autobiografico soltanto come un luogo di incontro, fondato sull’ascolto sensibile di sé e dell’altro, ma permette di fare l’esperienza delle energie drammatiche che partecipano alla rappresentazione della vita quotidiana. Nel processo creativo della scrittura di sé, nella drammatizzazione dell’esistenza della persona e della collettività, le energie drammatiche costitutive dell’immaginario, facendo assurgere qualsiasi elemento del mondo e del cosmo (infraumano, umano, sovrumano) come elemento oggetto di una ricerca di sé e di senso, convocano il senso tragico dell’esistenza e del divenire. Nella circolarità del gruppo l’immaginario pulsionale permette una penetrazione progressiva dell’intimità transitando nell’interiorità dell’altro, il cerchio diviene potenza epifanica di una visione ritmica del mondo nella sua successione di contrari e alternanze, di modalità antitetiche del divenire e di molteplicità di vissuti.

Universi mitici dell’anima: esplorare l’immaginario e la nostra visione del mondo: rappresentazioni mito-drammatiche di sé realizzate durante le attività degli Ateliers dell’immaginario autobiografico, in parte esposte in una mostra temporanea del Museo d’Arte Contemporanea di Caltagirone (www.lestelleintasca.org)

Il ritmo è la questione fondamentale, come processo di individuazione della persona e della collettività. Se è vero che siamo di fronte ad una nuova condizione umana, dove la costruzione delle nostre identità è un processo permanente e incessantemente rimesso in discussione, se la crisi dell’umanità è conseguentemente una crisi di presenza, da cui la necessaria e impellente ricerca di sé e di senso rispetto al nostro essere situati nel mondo, allora dobbiamo risincronizzarci con noi stessi, gli altri e le cose del mondo. La scrittura di sé assume in questo senso il ruolo di risincronizzatore autopietico e nella co-emergenza ritmica delle dimensioni biologiche, psicologiche, antropologiche e sociali, ci pone al di fuori dell’esistenza ordinaria o della coscienza ordinaria dell’esistenza.

Sono quindi troppo appassionato e coinvolto per riflettere sul tema della scrittura autobiografica come co-emergenza di sé nel tentativo di disertare i viali del tempo? È possibile. Ma nel corso di questi anni, accompagnando gli altri a fare l’esperienza della narrazione e della scrittura di sé grazie agli Ateliers dell’immaginario autobiografico, sono sempre maggiormente convinto che questo viaggio introspettivo alla ricerca di sé e di senso nelle retoriche dell’interiorità, sia un viaggio nel vissuto che attraverso la perdita di sé si apra al discorso dell’altro. L’immaginario, configurando un mondo immaginale, un orizzonte mitico simbolico da esplorare, collega in una nuova emergenza ritmica il micro cosmo con il macro cosmo, situando la scrittura di sé come opera e corpo simbolico in un lavoro di riflessività introspettiva che approda ad una autocoscienza, ad una nuova presenza di sé al mondo. Il desiderio della poetica di sé è quindi desiderio di rileanza e al tempo stesso desiderio di autonomia e libertà che implica desiderio dell’altro, come alterità e ipseità della persona che trascende la barriere mentali per incontrare l’altro attraverso quelle energie drammatiche in grado di generare rappresentazioni del mondo che aggregano sulla base di imperativi emozionali.

Spunti di approfondimento

Orazio Maria Valastro, «Le magma poétique du kaïros et le métissage de l’écriture de soi», pp. 75-94, in G. Bertin e O.M. Valastro, Le magma constitutif de l’imaginaire social contemporain, Collana I Quaderni di M@gm@, Roma, Aracne Editrice, 2013.

Orazio Maria Valastro, Cartografia minimale dell’immaginario autobiografico, Átopon, Roma, Edizioni Mythos, n.3, 2013.

Orazio Maria Valastro, Écritures sociologiques d’ailleurs (prefazione a cura di Jean-François Marcotte, Governo del Québec, Suresnes, Les Éditions du Net, 2013.

Orazio Maria Valastro, Biographie et mythobiographie de soi: l’imaginaire de la souffrance dans l’écriture autobiographique (prefazione a cura di Jean-Martin Rabot, Professore di Sociologia all’Università del Minho – Portogallo), Sarrebruck, Editions Universitaires Européennes, 2012.

Orazio Maria Valastro, «Ascolto e narrazione di sé: prendersi cura della propria vita», pp. 19-30, «Pedagogia della memoria e dell’immaginario», pp. 137-141, in O.M. Valastro, Scritture relazionali autopoietiche, Collana I Quaderni di M@gm@, Roma, Aracne Editrice, 2009.

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