La creazione autobiografica come spazio profondo di comprensione di sé e del mondo

La creazione autobiografica come spazio profondo di comprensione di sé e del mondo

Il seminario di formazione teorico-esperienziale dedicato alle rappresentazioni mito-drammatiche di sé, tenutosi a Catania il 9 maggio 2014, è stata un’occasione preziosa per sperimentare e approfondire uno strumento metodologico validato scientificamente, rivolto alla comprensione dell’immaginario e della funzione simbolica. L’esperienza realizzata in qualità di formatore autobiografico mi ha sollecitato in questi anni a elaborare e progettare un percorso strutturato in piccoli gruppi, uno spazio dove fosse possibile esplorare l’immaginario come dimensione personale e collettiva della creazione autobiografica. Ecco perché ho scelto e proposto all’attenzione dei partecipanti di saggiare e considerare la valenza euristica dell’Archétype‐Test o Anthropologique‐Test a nove elementi, sviluppato da Yves Durand a partire dalla teoria delle strutture antropologiche di Gilbert Durand. Strumento adottato nei laboratori cittadini di scritture autobiografiche che conduco dal 2005, nell’ambito delle attività dell’Organizzazione di volontariato Le Stelle in Tasca.

Gli obiettivi e le finalità del seminario rispondevano ad esigenze diverse ma privilegiavano sostanzialmente i seguenti punti:
offrire ai gruppi di scrittori autobiografi, che hanno partecipato e partecipano attualmente ai laboratori, uno spazio ulteriore di approfondimento sul tema della creatività simbolica e della narrazione autobiografica;
sostenere al tempo stesso la formazione dei volontari e aspiranti volontari per supportare i gruppi di narrazione e scrittura di sé nell’esplorazione dell’immaginario personale;
presentare, inoltre, ad un pubblico più vasto, una nuova metodologia esperienziale di ricerca e formazione fondata su una complessa modalità di pensiero che abbraccia vari piani raramente esplorati nella loro interazione;
fare l’esperienza delle potenzialità formative e di sviluppo della persona sul piano clinico e pedagogico, per focalizzare i vissuti, i punti di criticità, le risorse emotive, culturali e mentali, e divenire consapevoli dei nodi da sciogliere ed il cammino da intraprendere;
entrare, infine, in contatto con il nuovo spirito antropologico e la sociologia del profondo di Gilbert Durand, con le sue potenzialità euristiche in molteplici campi, sociali e politici, educativi e religiosi, e nella loro interazione.

L’immagine di Prometeo che l’artista messicano Ehivar Fernando Flores Herrera mi ha permesso di associare al seminario, rispecchia i contenuti del seminario e ci permette di ridurre l’esperienza dei laboratori ad alcune parole chiavi, ascolto sensibile di sé e dell’altro – creazione autobiografica, e riflettere su una pedagogia della memoria e dell’immaginario intesa come spazio profondo di comprensione di sé e del mondo.

Seguendo il movimento complesso attraverso il quale l’immaginario si declina in simboli e miti, la dimensione mitica dell’esistenza sociale ci viene restituita con una grande intensità attraverso la figura di Prometeo e quella di altre figure mitiche. Prometeo, con la confisca del fuoco dell’anima, ha preso le parti della condizione umana, cercando di elevare l’esistenza al di sopra dalla tragica circolarità tra sofferenza e trasgressione al divenire delle donne e degli uomini. Ciò che unisce altre figure mitiche a quella di Prometeo, da Dioniso a Ermes, da Mnemosine a Orfeo, è il desiderio di comprendere il nostro essere nel senso del tutto, per elevarsi al di sopra dell’incompiutezza della condizione mortale alla ricerca di un sapere autentico, fondato sul superamento delle divisioni che ci permette di trascendere incomprensioni e divergenze.

Integrando una psicoantropologia simbolica (dove lo spazio profondo del significato salva dall’angoscia del nulla nel mondo immaginale in cui tutto prende senso ed è supporto simbolico di senso) e la creazione artistica (come necessità interiore soggettiva di esprimere un tema simbolico esistenziale), possiamo fare l’esperienza di una riflessività introspettiva rispetto ad un immaginario complesso, sul piano delle pulsioni, e su quello sociale e sacrale.

Le parole chiavi che orientano i laboratori sono quindi ascrivibili al viaggio e alla ricerca di sé e di senso, sostenuta dall’esperienza della scrittura autobiografica. Spinti dalle vele della memoria, alimentate dalle emozioni e dalle inquietudini esistenziali e simboliche che ci elevano nel movimento della scrittura di sé, facciamo l’esperienza della vocazione dell’immaginario. Come figure eroiche notturne evochiamo le tappe del divenire per conciliare e dare senso a prospettive esistenziali dispiegate a livello personale, sociale e cosmico, nell’intuizione e nella comprensione dell’enigma dell’esistenza che si confronta con l’esperienza di donne e uomini che condividono lo stesso senso tragico dell’avventura umana.

La figura dell’eroe è qui da intendere come categoria idealtipica che ci svela diversi aspetti dell’esperienza vissuta dallo scrittore autobiografo, e l’esplorazione dell’immaginario, qui rappresentata dall’Archétype‐Test o Anthropologique‐Test a nove elementi, ci restituisce il senso di una presa di coscienza della propria esistenza e del proprio destino. È l’immagine che dà forma al flusso dell’esistenza, attraverso il disegno e la grafia, con la creazione individuale di micro universi mitici, esistenziali e simbolici.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *